Vi piace più il dolce o il salato? Quando il cibo è raccontato dai bambini
La “Borsa delle Buone Azioni”, un’indagine sull’alimentazione che dà voce ai bambini, promossa dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ed Editeam, svela come i piccoli considerano e vivono l’alimentazione.
Roma, 6 giugno 2013–Cosa mangiate di più? Vi piace provare nuovi sapori… dolci o salati? Tenete accesa la televisione mentre cenate? Fate colazione prima di andare a scuola? E di solito praticate giochi dinamici o sedentari?
Queste, alcune delle domande che sono state rivolte ad un campione di 800 bambini tra i 3 e i 9 anni, di Martina Franca (Taranto), nel corso di un’indagine sull’alimentazione dal titolo “La Borsa delle Buone Azioni”, promossa da SIPPS in collaborazione con Editeam, con l’obiettivo di promuovere un approccio all’educazione alimentare basato sulle effettive percezioni, curiosità e richieste dei diretti interessati, i bambini appunto.
La scelta della Puglia, come target dell’indagine, non è stata casuale: la Puglia, infatti, rappresenta una delle Regioni in cui il sovrappeso in età pediatrica ha importanti risvolti epidemiologico-sanitari.
Un primo dato interessante emerso dall’indagine, che ha coinvolto 308 bambini di scuola materna e 486 dai 6 ai 9 anni, è che il pensiero del cibo viene associato prevalentemente a un alimento specifico soprattutto nei bambini in età prescolare, che vivono l’alimentazione anche in relazione al suo effetto direttamente legato alla crescita. I bambini più grandi, invece, pur senza perdere di vista i cibi, rivelano una maggiore sensibilità nei confronti dei sapori, il che entra in piena sintonia con lo sviluppo di preferenze e con la ricerca di abbinamenti o preparazioni specifiche. In altri termini, se per i più piccoli la pasta è quella che si acquista al supermercato, magari con una determinata forma, in età scolare essa si materializza idealmente in un piatto che esprime le preferenze di ciascuno.
“Questa considerazione potrebbe essere di particolare utilità nell’approccio all’educazione alimentare nelle due categorie di bambini oggetto dell’indagine, la cui percezione è peraltro ben differenziata – osserva il coordinatore del progetto, il dott. Francesco Pastore, Pediatra di Famiglia a Martina Franca e Componente del Network GPS (Genitori Pediatra Scuola): per i bambini della scuola materna ogni materia prima ha un fascino da scoprire, mentre con la crescita e con l’esperienza, si raggiunge un affinamento del gusto caratterizzato da nuovi criteri e nuove esigenze”.
Dall’indagine emerge, poi, un’abitudine dannosa diffusa: più di 4 bambini su 10, in particolare in età scolare, ammettono di tenere la televisione accesa durante i pasti.
In netto contrasto con quanto spesso lamentano le mamme, è il dato sulla curiosità dei bambini verso sapori nuovi: 6 su 10, in entrambe le fasce di età, ammettono la loro disponibilità a nuove esperienze culinarie, senza preferenze specifiche per il dolce o il salato.
Una differenza alquanto netta tra le due fasce d’età considerate riguarda, invece, la preoccupazioni dei genitori: in età prescolare esse sembrano focalizzarsi su un consumo di cibo ritenuto insufficiente o su una scarsa varietà della dieta; con la crescita dei bambini, al contrario, aumenta il timore di un’alimentazione eccessiva che possa determinare il rischio di sovrappeso. Un concetto, questo, ancora più avvalorato dalla diversa concezione che i bambini hanno della dieta: i più grandicelli, infatti, tendono a considerarla un sacrificio piuttosto che un modello comportamentale.
Se, infine, appare positivo il riscontro sull’abitudine a consumare la prima colazione, che viene saltata soltanto dal 6% dei bambini, contro dati ben più elevati (fino al 20%) emersi da indagini condotte in precedenza sul territorio nazionale, lo stile di vita può sollevare qualche perplessità. A fronte del 94% dei bambini di scuola materna che afferma di giocare all’aria aperta, infatti, la percentuale si riduce di 8 punti in età scolare, fascia di età in cui 2 bambini su 3 dichiarano di praticare almeno un’ora di sport ogni settimana e altrettanti ammettono di impiegare il tempo libero guardando la televisione.
“La prevenzione dell’obesità che nasce dall’apprendimento di un corretto stile di vita – sottolinea il dott. Piercarlo Salari, Pediatra di Consultorio a Milano, Componente SIPPS e Responsabile Scientifico del Progetto – deve cominciare sin dai primi anni di vita, grazie al modello che i genitori offrono ai figli con il proprio comportamento e le proprie scelte. Al tempo stesso bisogna tener conto di come i bambini “vivono” l’alimentazione, quanto sono aperti alle novità, quali sapori preferiscono e se, di fatto, amano essere dinamici o sedentari”.
“Scopo dell’iniziativa – prosegue Salari – quello di far esprimere liberamente i bambini, coinvolgendo anche una fascia d’età, quella prescolare, che spesso non è oggetto di indagini per l’oggettiva difficoltà di acquisire informazioni”.
“Non si tratta però soltanto della fotografia di una realtà locale – puntualizza il dottor Giuseppe Di Mauro, Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) – ma anche di un progetto che, oltre ad avere tutti i requisiti per poter essere esportato in altre aree geografiche, offre anche spunti a tutti gli operatori – pediatri, educatori, insegnanti e genitori – per implementare con i bambini un dialogo costruttivo per insegnare a mangiare correttamente”.
SIPPS, in collaborazione con Editeam e Network GPS, si impegna, infatti, a dare seguito e continuità all’iniziativa, utilizzando i materiali realizzati e la struttura organizzativa, con l’obiettivo di replicare l’indagine in altre sedi scolastiche.
Sarà così possibile raccogliere nuovi dati che, oltre a stimolare interessanti confronti tra diverse aree geografiche, consentiranno di identificare obiettivi, strategie comunicative, mezzi e contenuti per un approccio all’educazione alimentare sempre più a misura dei bambini, nel rispetto dei loro bisogni di conoscenza nonché del patrimonio di valori culturali, tradizioni culinarie, risorse produttive di ciascuna realtà locale.