“Minori Fuori Famiglia”: prima analisi statistica di SIPPS

I dati presentati a Roma in Campidoglio questa mattina durante il Convegno e III Tavolo Tecnico Colibrì dal titolo “Il Costo sociale della crisi familiare – Minori e famiglia post separativa, aspetti di una crisi sociale in un contesto evolutivo”.

 

 

Roma, 19 aprile 2013 – Nel corso del Convegno “Il costo sociale della crisi familiare” è stato presentato questa mattina a Roma il primo rapporto “Minori fuori famiglia: analisi e criticità di un fenomeno importante”, recentemente pubblicato sulla rivista RIPPS della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).

 

I dati che emergono evidenziano come in Italia il tipo di affidamento dei minori dopo l’invio fuori famiglia risulti differenziato in base alla nazionalità: gli italiani vengono avviati ad un affidamento familiare nel 52,9% dei casi e ad un affidamento residenziale nel restante 47,1%; gli stranieri, invece, sono avviati ad un affidamento familiare nel 33% e a quello residenziale nel 67% dei casi.

In particolare, ai fini dell’affidamento residenziale, risulta essere rilevante il sesso del minore: il 60% dei bambini avviati alle comunità sono maschi e il 40% sono femmine. Non vi sono invece differenze significative per gli affidi familiari (52% sono maschi e 48% sono femmine).

 

In Europa, il tasso calcolato su 1000 minori inviati fuori famiglia varia molto da paese a paese, per esempio in Bulgaria è 5,7, in Romania 7,1, in Spagna 4,9 e in Germania 8,5.

In Italia, siamo molto al di sotto di questi valori, con una media nazionale del 3 per mille, se pur con grandi differenze tra regione e regione: si va per esempio da un tasso del 5,2 per mille in Liguria ad un 3,9 per mille in Trentino e un 2 per mille in Veneto.

 

“Questa prima analisi italiana delle criticità del fenomeno dei minori fuori famiglia, di cui si sentiva estremo bisogno – sottolinea il dottor Vittorio Vezzetti, pediatra ASL Varese e referente scientifico di Colibrì – evidenzia che in generale i bambini italiani sono fortemente discriminati nell’ambito di una crisi familiare, con scarsa possibilità di essere assistiti in famiglia a seconda della loro Regione di residenza; si dimostra, così, una notevole mancanza di criteri omogenei di valutazione e di linee guida condivise”.

“E’ palese – prosegue Vezzetti – che in alcune regioni italiane sia completamente disattesa la Risoluzione ONU del dicembre 2009 contenente le linee guida relative all’accoglienza dei minori fuori famiglia in cui si invitano gli Stati a preservare e tutelare al massimo il rapporto del minore con la sua famiglia sia per impedire che il fanciullo la debba abbandonare sia per agevolarne il rientro”.

 

La gravità del fenomeno dei minori fuori famiglia non è di poco conto – sottolinea il dottor Giuseppe Di Mauro, Pediatra e Presidente di SIPPS – soprattutto se si considera che esistono ormai evidenze scientifiche circa il danno da deprivazione genitoriale, non solo sulla psiche ma anche sul soma dei bambini, e che la maggior parte dei minori in Italia viene allontanato senza che vengano rispettati i criteri di legge”.

“Poiché il minore fuori famiglia rappresenta inoltre un costo importante per la società (centinaia di milioni di euro) – conclude Di Mauro – in molti casi sarebbe meglio per la salute del minore e per l’economia della società provare a mantenere il bambino nella famiglia reinvestendo parte del denaro necessario al suo affidamento”.19